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DELLE DONNE 189

egoismo, il quale generalizza ciò che ad ogni uomo torna comodo di trovare nella propria moglie, ed al maschile amor proprio, per cui gli uomini si immaginano che le qualità desiderate nelle mogli siano da loro medesimi possedute1.

Sembra però che l'autrice siasi accorta essa medesima che la sua polemica, benché acuta ed ingegnosa, andasse un po' troppo in là nel generalizzare alcune parziali, benché giuste, osservazioni, perchè al fine della medesima credette necessario di ripetere una proposizione, già accennata in sul principio, essere cioè anch’essa d’opinione che vi siano «spirituali differenze fra l'uomo e la donna»2. Se non che siffatta riserva mal si può conciliare colle precedenti dottrine, ed ha tutta l'aria di una concessione di parole, onde trovar grazia presso gli avversari, senza compromettersi, o tutt'al più di un dubbio, di un pentimento scientifico, che l'autrice non ebbe il coraggio né di celare né di chiarire. Imperocché se nessuno affatto dei soliti argomenti coi quali la «differenza spirituale fra i due sessi» viene propugnata, regge ad una critica severa, come mai lo stesso concetto generico di quella differenza può essere ritenuto per vero, senza che in ciò si debba ravvisare nulla più che una gratuita asserzione, destituita di ogni scientifico valore? E qui panni di riscontrare una notevole differenza fra il modo di pensare della signora Dohm e quello di John Stuart Mill, che pur, come dissi, nelle conchiusioni non differiscono gran fatto. Imperocché lo Stuart Mill non si dimostra ben persuaso neppure della tesi generica di una naturale differenza fra le attitudini e forze intellettuali e morali dell’uomo e quelle della donna; egli dubita di tutto quanto fu detto ed oggi ancora si possa dire intorno a quel tema; il suo dubbio è più generale e più incondizionato,

  1. Ib.
  2. Ib., p. 53; V. anche p. 1.