Pagina:Della condizione giuridica della donna.djvu/20

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14 INTRODUZIONE


Chiunque rifletta a tanta varietà di dottrine, e di metodi più ancora che di dottrine, non può non rimanerne altamente meravigliato. Imperocché, il subbietto di cui si discute, non è per sua natura speculativo, ma concreto e pratico per eccellenza. Trattasi di determinare la natura e le forze di esseri coi quali abbiamo comune e la vita e la esperienza di tutti i giorni; come mai codesto problema può essere tanto oscuro da occasionare le più opposte soluzioni, e persino talvolta la disperazione di risolverlo convenientemente?

Cessa però la meraviglia al pensare che appunto perchè tanto concreto, il problema della condizione giuridica delle donne involge in sé molteplici e gravissimi interessi, i quali di loro natura sono un ostacolo e un pericolo alla cognizione del vero ed al sentenziare rettamente. E come quegli interessi furono nel fatto ripartiti sinora fra i due sessi, non colla debita imparzialità, ma in modo di accordare agli uomini in più di un argomento una supremazia non giustificata, non è a meravigliare che gli uomini appunto, i quali più di frequente e con maggiore autorità discutono tali questioni, si lascino condurre non di rado involontariamente e inconsapevolmente a risolverle a loro vantaggio, e tutt'al più, quando la loro fede sia buonissima e ottima la intenzione, si industrino per così dire a dorare la pillola che alle donne vorrebbero fare inghiottire. L'ingiustizia però e la parzialità hanno sempre trascinato chi ne soffre a seguir l'esempio in direzione opposta, ed era quindi naturale che a dottrine troppo più del giusto favorevoli agli uomini che alle donne, venissero contrapposte altre di opposto carattere, delle quali ultime, ingiuste anch'esse ed eccessive, si videro essere più frequentemente autrici e propagataci le donne medesime.