Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/104

Da Wikisource.
104

il penso, risposi, nè mai penserò che debba dubitarsene; e le ragioni, che a ciò credere mi conducono, ti sporrò io brevemente. Questo mondo, essendo composto di tanto diverse parti e tanto contrarie, mai non sarebbe convenuto e ridottosi in una forma, se uno non fosse, il quale cose così diverse avesse insieme congiunto; e, congiunte che furono, la natura stessa delle cose, discordevole l'una dall'altra, l'avrebbe scompagnato e divelto, se uno non fosse, il quale quello, che ha congiunto e legato insieme, mantenesse. Nè è da pensare che l'ordine della natura procedesse tanto certo, e spiegasse movimenti tanto ben disposti di luoghi, di tempi, d'effetti, di spazii e di qualità, se non fosse uno, il quale, stando fermo esso, disponesse questa varietà di movimenti. Questo, che che egli sia, mediante lo quale tutte le cose prodotte stanno ferme e si muovono, chiamo io con vocabolo usitato da tutti Dio. Posciachè tu, rispose ella allora, intendi queste cose in cotal maniera, penso che poca faccenda mi resti a fare che tu, posseditore della felicità, sano e salvo a rivedere la tua patria te ne ritorni. Ma ritorniamo un poco e consideriamo le cose proposte di sopra da noi. Non dicemmo noi che nella beatitudine s'annoverava e si conteneva la sufficienza? non concedemmo che Dio era la stessa beatitudine? Sì per certo, risposi. Adunque, disse, Dio a reggere il mondo non avrà uopo d'ajuto alcuno di fuori; altramente, se d'alcuno bisogno avesse, egli non avrebbe la piena e intera sufficienza. Così è, dissi, necessario che sia. Dunque egli dispone, disse, tutte le cose per sè