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perturbazione, sano e salvo colla mia guida per la mia via, e ancora in su i miei carri, nella tua patria ritornare te ne possa;


LE PRIME RIME.

Perchè leggiere e belle,
     Da volar sopra le più alte stelle,
     3Penne veloci ho io,
Le quai tosto che veste
     La mente snella, tutte quante queste
     6Cose pone in oblío;
Passa dell’aere immenso i larghi campi,
     E sopra i tuon, sopra i celesti lampi
     9Le nubi a tergo vede;
E del fuoco, che ’l ciel di falda in falda
     Col movimento suo rapido scalda,
     12La sommitate eccede,
Fin ch’ai pianeti giunga,
     E ’l cammin suo con quel di Febo aggiunga,
     15O più alto il gelato
Vecchio accompagni e lento,
     A rimirar sì belle come intento,
     18Fatta del ciel soldato;
O con quel cerchio, u’ più chiara si mostra
     La notte, che s’ingemma, indora e innostra,
     21Vada rotando a volo;
E, quando fatto avrà, girando intorno,
     Quanto le par da fare ivi soggiorno,
     24Lasci l’ultimo polo;
E, calcando il bel dosso
     Del ciel più chiaro e più veloce mosso,
     27Miri ove è più sereno.
Quivi il Signor de’ regi
     Ha il seggio e ’l scettro, e senza privilegi
     30Regge del mondo il freno.