Pagina:Della consolazione della filosofia.djvu/27

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Ben è colui non sano,
     E di sè stesso fore,
     Che cerca stringer dalle viti in vano
     20Prima il frutto che ’l fiore;
     Chi vuol l’almo liquore,
     Per cui parte tristezza, e speme riede,
     Nol cerchi a primavera,
     Chè Bacco solo all’autunno il diede.
25I tempi e le stagioni
     Segnò tutte e partío,
     Dando a ciascun sue proprie condizioni
     E don suo proprio, Dio;
     Nè vuol ch’uom buono o rio
     30Mutar ciò vaglia: onde chi cerca brine
     La state, o fiori al gielo,
     Non ha mai lieto avvenimento e fine.


PROSA SESTA E ULTIMA.

La prima cosa, datti egli il cuore sofferire che io con alcune dimande tocchi un poco e tenti lo stato e disposizione della mente tua, a fine che io possa conoscere il modo col quale ti debba medicare e guarire? E io: Dimandami, le dissi, chè io sono per risponderti. Ed ella: Pensi tu, soggiunse allora, che questo mondo si regga temerariamente e a caso? o pure credi che in lui si truovi ragione alcuna e reggimento che lo governi? Io per me, dissi, non crederò in modo alcuno mai che cose tanto certe si muovano da fortunevole temerità; ma so che Dio, il quale lo fece, è soprastante della sua opera, e la regge egli e governa, nè mai verrà giorno alcuno, che mi divella dalla verità di cotale opinione. Così è,