Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/134

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122 della geografia di strabone

scrizione – Dei teori cirenaici? – E mentre concede che il mare innalzandosi commisuratamente alla elevazione del suolo potesse coprire fino all’oracolo uno spazio di più che tre mila stadii, non concede poi ch’esso abbia potuto crescere a tanto da coprir tutto il Faro, ed il più dell’Egitto; come se quella elevazione che da lui viene ammessa già non bastasse ad inondar questi luoghi.

Dicendo inoltre Ipparco «che se il nostro mare si fosse elevato a quel segno a cui Eratostene afferma che giunse innanzi all’irruzione per lo stretto delle Colonne, tutta quanta la Libia e molte parti dell’Europa e dell’Asia ne sarebbero state coperte, soggiunge che anche il Ponto dovette essere in alcuni luoghi unito coll’Istro; perocchè questo fiume dividendosi ne’ luoghi vicini al Ponto, scorre nell’uno e nell’altro mare, siccome vuole la natura del terreno.» - Ma non è vero che l’Istro abbia le sue sorgenti dalle parti vicine al Ponto, sibbene per lo contrario dai monti al di là dell’Adria; nè scorre già in tutti e due i mari, ma solo nel Ponto; e si divide soltanto presso alle sue bocche1. E in questo Ipparco ebbe la stessa ignoranza di alcuni suoi precessori, i quali credettero esservi un fiume dello stesso nome che l’Istro, il quale uscendo di quest’ultimo andasse a finire nell’Adria; che da questo pigliasse il suo soprannome la gente degl’Istri, a traverso della quale discorre; e che Giasone navigasse in que’ luoghi nel suo ritorno dalla Colchide.

  1. Si è già mostrata la falsità di questa opinione ricevuta da molti, che un ramo dell’Istro o Danubio sboccasse nel mare Adriatico.