Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/147

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libro primo 135

la navigazione di parecchi giorni. Ed anche intorno agli Ostici ed ai luoghi al di là del Reno infino agli Sciti, egli disse il falso. Ora colui che asserì tante falsità parlando di luoghi conosciuti, difficilmente potrebbe dire il vero intorno a quelli che sono da tutti ignorati.

Che il parallelo del Boristene sia quel medesimo che attraversa Bisanzio lo hanno congetturato Ipparco ed anche alcuni altri dall’avere osservato che il parallelo di Bizanzio e quel di Marsiglia è uno stesso: perocchè Ipparco dice trovarsi in Bizanzio sotto uguali condizioni di tempo la stessa relazione fra il gnomone e l’ombra che Pitea aveva osservata in Marsiglia. Ora da questa città fino al mezzo della Britannia non v’ha più di cinque mila stadii: e dal mezzo della Britannia procedendo per lo spazio di non più che quattro mila stadii, si troverebbe un paese appena abitabile, quale sarebbe quello di Ierna; sicchè i luoghi ancora al di là, tra i quali pone anche Tule, non si potrebbero abitare. Per quale congettura pertanto egli potesse dire che dal parallelo di Tule a quello del Boristene v’hanno undici mila e cinquecento stadii, nol veggo.

Essendosi poi ingannato rispetto alla larghezza dovette errare di necessità anche nella lunghezza. E nel vero che la lunghezza della terra conosciuta sia il doppio della larghezza pur conosciuta il confessano e quelli che vennero dopo di lui, e fra gli altri quanti sono più in pregio; e sotto i nomi di lunghezza e di larghezza intendo l’intervallo ch’è dall’estremità dell’India sino all’estremità dell’Iberia, e dall’estremità dell’Etiopia sino al parallelo di Ierna. Ma Eratostene dopo avere