Pagina:Della geografia di Strabone libri XVII volume 2.djvu/46

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34 della geografia di strabone


Oltre di ciò Eratostene contraddice anche a sè stesso. Perocchè poco prima di quella sentenza che noi abbiam riferita, dando principio al Trattato della geografia dice che «tutti gli antichi furono studiosi di recare in mezzo le geografiche loro cognizioni. Quindi Omero collocò nel suo poema tutto quanto egli seppe intorno agli Etiopi ed alle cose d’Egitto e di Libia. Rispetto poi alla Grecia ed ai luoghi circonvicini vi raccolse a grande studio quanto potè, dando a Tisbe il nome di altrice di colombe, ad Aliarto quello di erbosa, ad Antedone quello di estrema, e dicendo che Lilea è situata presso alle sorgenti del Cefiso: e nessuno di questi aggiunti è ozioso.» – Ma in questo volle il poeta dilettare o istruire? Senza dubbio, istruire. – «Se non che Omero scrisse forse con tale intenzione quelle cose soltanto che qui abbiamo accennate: ma quelle altre che risguardano luoghi men conosciuti, egli al pari degli altri le ha empiute delle mitologiche meraviglie.» - Dunque era da dire piuttosto: Che ogni poeta descrive le cose sue, in parte con animo di dilettare soltanto, in parte per istruire; ma Eratostene invece asserisce che il poeta cerca solo il diletto e non l’istruzione. E si studia di confermarlo domandando, che cosa contribuisce al valore di Omero, l’essere lui stato pratico di molti luoghi, della strategia, agricoltura, rettorica, e di quante altre cose alcuni sogliono studiarsi di attribuirgli? E veramente il volere trovar ogni cosa in Omero potrebbesi ascrivere a zelo eccessivo di magnificarlo. E chi (dice Ipparco) lodasse Omero di ogni scienza e di ogni arte, somiglierebbe a