Pagina:Della scoperta del nuovo pianeta Cerere Ferdinandea.djvu/9

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legge, calcolate le distanze dei Pianeti, che si conoscono, e paragonate colle osservate, non vi si

    quella della terra = 10) danno, trascurando le frazioni, la seguente serie in numeri interi: 4: 7: 10: 15: 52: 95, da ciascun termine della quale sottraendo il primo ne viene quest’altra: 0: 3: 6: 11: 48: 91, crescente prossimamente in ragion dupla dal secondo al terzo, dal terzo al quarto, dal quinto al sesto; ma in più di quadrupla dal quarto al quinto. Questa, irregolarità pertanto o salto dir si voglia fu osservato e riconosciuto da Keplero, d’onde ne inferì, che Giove e Marte non facevano armonia, o sia, che non erano ben ordinati nelle distanze loro dal Sole. Infatti inserendo il 23 tra 11 e 48 si ha 0: 3: 6: 11: 23: 48: 91, progressione, che ben per poco si allontana dalla geometrica doppia continua, e nella quale aggiugnendo a ciascun termine la distanza di Mercurio dal Sole, si hanno quelle degli altri Pianeti con uno di eccesso. Su questa progressione n’è stata travagliata un’altra molto simile, ma assai più esatta, la quale ritrovasi nella traduzione Tedesca del Professore Titins della Contemplazione della Natura del Sig. Bonnet, alla quale avendo fatto attenzione il Sig. Bode (Johann Clert Bode von den neu entdekten Pineten... Berlin 1781) ne adornò la seconda edizione della sua introduzione allo studio del Cielo, ristampata in Amburgo nel 1772, e ne conchiuse la probabile esistenza di un altro Pianeta tra Marte e Giove. La medesima in seguito da altri migliorata, e più particolarmente dal Dottor Wurm, ha data la legge sopra enunciata, che si riduce alta seguente semplicissima formola x=a+d.2n-2. nella quale x esprime la distanza di un Pianeta qualunque dal sole, a quella del più vicino, d la differenza tra questo e quello, che lo siegue, ed n il numero de’ Pianeti, cominciando a contare dal primo sino a quello inclusivamente, di cui si cerca la distanza.