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Burocrazia e fisco a Napoli tra XV e XVI secolo

da nuovi gruppi sociali in ascesa, i tratti essenziali di una nuova forma di organizzazione politica: lo "stato moderno europeo"1.

La consapevolezza della necessità del superamento della dicotomia, che aveva profondamente segnato la storiografia classica, tra la descrizione formalistica e tecnicistica degli istituti politici e amministrativi, lo studio delle teorie e delle dottrine giuridico-filosofiche e il più generale sviluppo sociale, si è fatta strada solo lentamente nel secondo dopoguerra. Se già Marc Bloch, in una nota pagina dell’Apologia della storia, guardava ai manuali di diritto come a «mirabili strumenti di sclerosi», pur essendo egli stesso consapevolmente impegnato in necessarie indagini più tecnicamente giuridiche, ancora al X Congresso internazionale di scienze storiche (1955) Fritz Hartung e Roland Mousnier dovevano sottoporre, come cosa nuova, all’attenzione della storiografia, l’intreccio problematico esistente tra l’origine dello "stato" e l’andamento dei prezzi, la guerra, la politica internazionale, il cattolicesimo rinnovato del Concilio di Trento, la formazione di nuovi strati sociali2. In quegli anni, gli studi dello stesso Mousnier, di Jaume Vicens Vives, di Geoffrey Rudolph Elton, di Gerald Edward Aylmer, e non ultimo, pur se apparentemente più isolato nel panorama storiografico del nostro paese, di Federico Chabod, mostravano particolare attenzione alle procedure amministrative, alla storia della funzione pubblica in età moderna, al rapporto tra stato, apparati amministrativi e società, e riconoscevano, nelle strutture istituzionali e amministrative, il luogo in cui è possibile decifrare sinteticamente i processi che investono la società nel suo complesso, il luogo in cui traspare l’intreccio di alleanze e blocchi di potere che formano quella "realtà del comando", su cui più volte richiamava l’attenzione Vives3.

Quando come Erik Molnàr si studiavano le basi economiche e sociali dell’assolutismo, quando come Chabod si concentrava l’attenzione sulla coesistenza di sviluppo e arretratezza, sull’intreccio tra pubblico e privato, sul parassitismo nell’amministrazione milanese tra ’500 e ’600, si proiettava lo sguardo su due piani, quello dell’organizzazione e delle strutture delle società d’antico regime e quello dell’organizzazione e della dinamica reale del potere4.

In Germania il dibattito storiografico del secondo dopoguerra è stato invece dominato da quella particolare prospettiva verfassungs- e sozialgeschichtlich, che riprendendo alcune tematiche già proprie di Max Weber, di Otto von Gierke e di Otto Hintze, giungeva a piena maturazione nel laboratorio concettuale di Otto Brunner5. Questi riteneva che tra il XVIII e il XIX secolo

  1. Per questa definizione si veda Fioravanti, Stato.
  2. Bloch, Apologie, p. 82, trad. it., p. 124; Hartung-Mousnier, Quelques problèmes.
  3. Mousnier, La venalité; idem, Les institutions, nonché i saggi da lui raccolti in La piume; Vives, La struttura; idem, Imperio; idem, La corona; Elton, England; idem, The Tudor; Elton, Tudor Revolution; idem, Studies; Aylmer, Studies; idem, Tentativi; idem, Officers; idem, The King’s; idem, The State’s
  4. Molnár, Les fondaments; Chabod, Stipendi; idem, Usi e abusi; Maravall, Estado.
  5. Gierke, Genossenschaftsrecht; idem, Grundbegriffe. Su di lui Böckenförde, Die deutsche, pp. 182-210. Di Hintze Stato; idem, Allgemeine. Su Hintze Schiera, Hintze. Di Brunner si vedano Per una

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