Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/119

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

166. E oltracciò raccontano i Siculi, come in quel medesimo giorno che Gelone e Terone debellarono Amilcare in Sicilia, accadde la vittoria greca di Salamina (36). Di questo Amilcare poi, Cartaginese dal lato paterno, e dal lato materno Siracusano, sento dire che, dopo la battaglia e la sconfitta siciliana, disparve, né fu mai più possibile di trovarlo né vivo né morto, nonostante tutte le diligenze e le industrie usate da Gelone per seguirne le traccie.

167. Al quale proposito narrano i Panici, e credo con probabile fondamento, che la battaglia appiccatasi fra Barbari e Greci in Sicilia durò dal sole nascente fino al tardo vespro: ma che, durante tutto questo tempo, Amilcare rimase sempre fermo negli alloggiamenti, attendendo continuo a sacrifici ed a libazioni, e immolando interi corpi di vittime sopra una grossa pira. Avendo però veduto il proprio esercito rotto e fugato, in quel mentre appunto che egli spandeva vino sopra una vittima, si gettò da se stesso nel sacro foco; e quindi avvenne che, così consunto, scomparisse dal mondo. Ma sia che la disparizione di Amilcare seguisse realmente la questo modo, come affermano i Punici, sia nell’altro modo voluto dai Siracusani (37), il fatto certo è: che i Cartaginesi gli dedicarono sacri riti, e gì’ innalzarono monumenti in tutte le loro città coloniche; massime poi in Cartagine. Ma basti omai il finqui detto delle cose siciliane.

168. I Corciresi si portarono iu guisa verso i legati della confederazione, che una cosa promisero e un’altra fecero. 1 legati spediti loro per persuaderli alla lega fu