Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/210

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13. 8 Ma la medesima notte riuscì molto più triste a coloro che avevano ricevuto l’ordine di girare l’Eubea, avendoli essa sorpresi che si trovavano in alto mare. E l’esito del fatto per loro fu veramente terribile. Dappoiché la furia dell’acqua e della tempesta li colse proprio in quel mentre che si trovavano di fronte alle, così dette, caverne dell’Enòea; onde trasportati dal vento ( e non sapendo neppure essi dove ) andarono a rompere negli scogli. Le quali cose avvennero senza dubbio per dispensazione divina, e allo scopo d’introdurre una più equabile proporzione fra i Greci e i Barbari, cosicché non fosse più tanta in questi la prevalenza del numero. Tale, adunque, fu il misero fine delle navi persiane presso allecuverne dell’ Eubea.

14. Quei Barbari poi che erano rimasti dinanzi a Afeta, rallegratisi all’apparire del nuovo giorno, mantennero immobili le proprie navi, non parendo loro il vero di quietare un momento dopo la battitura sofferta. Ma intanto gli Elioni ottenevano il rinforzo di cinquantatre navi ateniesi: la cui venuta li rincorò immensamente, molto più che questa si combinava coll’annunzio che i Barbari mandati a girare l’Eubea erano stati tutti disfatti dal furore della tempesta. Onde, nell’ora stessa che al giorno innanzi, essi presero novamente il largo, e corsero addosso ad alcune navi cilicie; le sommersero; e poi, al sopravvenir della notte, ripiegarono su Artemisio.

15. Ma al terzo giorno, i duci persiani non potendo pi’) sopportare da poche navi elleniche cosi indegni trattamenti, e temendo inoltre il corruccio di Serse, non aspettarono più che i Greci fossero i primi ad attaccar la battagli^