Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/222

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vato prodigio. Ma quando i Barbari, accelerando il passo, stavano già prossimi al tempio di Minerva Pronea, altri prodigi li sopraffecero anche maggiori del primo. Quantunque fu certamente un fatto pieno di meraviglia, che le sacre armi di Marte di proprio moto si trasferissero dal penetrale all’esteriore del tempio. Ma le cose seguite dipoi apparvero di tal natura da vincere eziandio tutti i miracoli anteriori. Perchè, quando i Barbari pervennero presso al tempio di Minerva Pronea, cominciarono a cader loro addosso fulmini dal cielo; e due massi staccatisi dalle cime del Parnasso, giù fragorosamente precipitando, ne schiacciarono molti, nel mentre che dal tempio Proneico risonavano gridi di guerra ed ululati.

38. I Barbari, pertanto, assaliti dal concorso di tanti guai, i dettero in preda a un terrore inestimabile. E i Delfi, non appena ebbero notizia della lor fuga, calarono giù dai monti, e ne fecero larga strage. I superstiti poi ripararono per la via più dritta nella Beozia. E questi superstiti raccontavano (secondo che mi fu detto) di avere essi veduto anche altri prodigi oltre a quelli sopradescritti: cioè, due uomini armati, di statura maggiore del naturale, che sempre li inseguivano, e raggiuati,li trucidavano.

39. I Deltì mantengono che questi due uomini singolari erano due croi del paese, Filaco ed Autonoo; i cui sacrari sorgono appunto nelle circostanze del tempio delfico. E quello di Filaco incontrasi proprio lungo la via, al di sopra del tempio di Minerva Pronea; l’altro invece, dedicato ad Autonoo, sta presso alla fonte Castalia e sotto la rupe lampea. Quei massi poi che caddero giù dal Parnasso, si veggono anche oggidì giacer taU e quali eatro

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