Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/24

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

― 12 ―

moverai seguito da tutte le genti e da tutte le navi dell’Asia? Io per me stimo, che a tanta arroganza non può giungere l’orgoglio dei Greci. Ma se m’ingannassi nel mio concetto; e, spinti da incredibile accecamento, i Greci oseranno di contrastarti; fa che essi apprendano come noi siamo i più forti guerrieri che si conoscano. Al quale effetto niente deve lasciarsi intentato: perchè non c’è cosa al mondo che provenga spontanea; ma tutto dipende dallo sforzo e dall’industria degli uomini. Colle quali parole avendo Mardonio ridotti a più equa proporzione i concetti smisurati di Serse, cessò di dire.

10. E mentre tutti gli altri tacevano, e nessuno ardiva di mettere avanti un’opinione diversa da quella che era stata proposta, Artabano, figlio d’Istaspe, e zio paterno di Serse (perciò molto addentro nella sua confidenza), cominciò a parlare in questo tenore: Insino a tanto che in qualunque disputazione non si troveranno di fronte due opposte sentenze, sarà sempre cosa impossibile di scegliere la migliore. Nella stessa guisa che non si può saggiare a dovere la purezza di un pezzo d’oro, so non se ne fa il paragone mediante la prova della confricazione con un altro. Io poi son quel medesimo che anche tuo padre e mio fratello, Dario, ammonii di non movere guerra agli Sciti, i quali non hanno mai stanza determinata né ferma. Ma egli, fiducioso di poter ad ogni modo conquidere questi nomadi, non volle ascoltarmi; fece la spedizione di Scizia; e fu poi costretto a tornare indietro, dopo aver perduta una gran quantità, ed il fiore, della sua gente. Ma tu, mio re, stai ora per cimentarti con uomini di ben altro valore che gli Sciti, e che hanno riputazione di essere fortissimi in terra e in mare. Ora, quanto pe-