Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/304

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Siri sorgeva presso il fiume Siri, nel magnifico golfo dì Taranto. La tradizione vuole che fosso occupata un giorno da Ioni, i qual^ fuggivano il giogo lidico, spossessandone col ferro e colla strage un» colonia troiana. Ora, l’origine ionica della città spiega abbastanza li. vantata parentela degli Ateniesi con lei. E quei medesimi oracoli che davano il fondamento alle manifestate pretensioni di Temistocle, nel luogo citato, ebbero forse non poca parte nella delil)erazione presa, trentasei anni dopo, dal Cornano ateniese, di fondare ad istanza dei Sibariti la colonia attica di Turio a poca distanza dal Siri.

N. 24. lòetv 6è KOviopTòv xtup^ovTo aitò ’EXeuolvo?, lO? dv&pùiv \iiXiOTd KT) Tpionupioiv (§65).

aggirandosi egli un giorno (narrava Diceo) in compagnia di Dtmaroto, lacedemone, per la pianura di Tria, videro a «n tratto aitarsi un turbine immenso di polvere dalla parte di Eleuji, come se fosse costi sollevata da trentamila uomini in processione.

Qui ai vuole evidentemente procacciar fede a un portento avvenato per operazione di Venere Eleusina. Non erano uomini, naa spiriti invisibili, quelli cbe Bollevavano quella polvere, che inoalzavano qaei canti, onde parla l’esule Oiceo nel luogo surriferito. Ma, porchi mai a Diceo e al suo compagno Demarato, parve che l’immensa nube di polvere sollevatasi dalla parte di Eleusi, corrispondesse proprio ol calpestio di trentamila persone? Perchè tale era appunto, secondo Erodoto (v. L. V, C. 97), il numero dei cittadini ateniesi: e il prodigio apparso a Diceo e a Demarato, consisteva essenzialmente in una imitazione soprannaturale di un fatto ordinario, di un sacro rito, cioè, aolito a celebrarsi, proprio ■□ quel giorno dell’anno, da tutti i cittadini ateniesi intorno al tempio di Eleusi; ma interrotto per foru dall’invasione persiana.

N. 85. OIk^ci bi Tf\y TT€XoTr6vvr)<Tov Wvea énrd. Touxéujv 6è rà piv 60o, aÙTóxSovd èóvTO.... èóvre? ’Opvcf^Tai koI ttepioiKoi (§ 73).

Sono in numero di sette i popoli fra cui si divide il Peloponneso. Due dei quali; che possiamo considerare come autotloni;

restano sempre fissi a quel medesimo suolo Ma essi pur’(tCi nart) si vennero bel bello doricintando mediante l’asiane opprimente degli Argivi e gl’influssi del tempo; talché sono ora ridotti alla conditione di orneati e di. pgrieci.

Gli Arcadi ed i Cinurl ( il cui paese, formato specialmente della pianura tireica, giaceva sulla costa orientale del Peloponneso, al sud di Argo, all’est di Tegea, al nord della Laconia), sono considerati da Erodoto, nel luogo citato, come i dud soli popoli autottoni di loro origine che ancora ai trovassero in tutta la distesa del Peloponneso