Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/313

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Molti e direrai giudizi si sono eapressi su questo passo. Chi dice (he Erodoto usò qui stadiosameate frasi eccessiva e iperboliche a ifogo bilioso contro la tardità e l’oscitanza messo dai Greci nell’anlUre al soccorso della sua patria: chi dice, che queste frasi eccessive

I iperboliche tendono unicamente a rappresentare l’immensa paura cbe ti era impossessata dei Greci, nonostante la vittoria di Salamina, eU imisurata idea che essi si erano falla della potenza persiana e dei pericoli cbe li circondavano da ogni parte. Di maniera che, io Ideile menti sconvolte e nelle fantasie riscaldate, tutte lo memorie si confondevano, e l’uomo non era capace di vedere pili nulla distintabeote.

Mi ci sono pure altri interpreti che spiegano la cose piti pianaBeute; e pensano cbe Erodoto, quando ci espone le ignorarne marittime dei Greci adunati a Delo, non ticcennò già colle sue parole, séti Lacedemoni né agli Egineti né agli Ateniesi (pei quali sa■^be stato, in verità, troppo ridicolo il dire che non sapevano oepport dove era Samo); ma discorre massimamento degli altri popoli dieoici, molto meno pratici delle cose del mare e dello longinque na’,giiionì. La qoaJe opinione trova, se non m’inganno, non mediocro (osifgno oel fatto: cbe non tutte precisamente le frasi adoperate da Erodoto, nel passo cbe ci trattiene, hanno un t6no affettato e superl’tiro; ma ce ne sono anche delle misurate e pianissime. Come IModo dice, p. e.: oOre Ttiiv x’^I’PUJv éoOai èntretpoioi. Qui non c’è il ■vtore, ma il cronista.

N. 40. i:; toOto tò Ipòv Irtd re iropeXeetv tùv KaXEójievov toOtov MOv... q,dvoi hi, Kapir) \um TXiiioor) xpflv (§ 135).

Detto Mus, dunque, secondo la traditione tebana, f/iunse ad

■apollo Ptoo E allora Mus Europunse strappò loro la tavoletta

ti mano, e si mise a notare egli nella medesima il vaticinio, diftndo che la lingua usata dal vate apollineo era la lingua caria.

Niente di piti naturalo che un oracolo di Apollo usasse la lingua ciria; concìoasiachè Apollo sì trovasse, per cosi dire, a casa sua, ton meno in Caria che in Grecia. E già in Caria, Apollo profetava presso all’antica Mìleto, nel Didimeo, col magistero della casta veggente dei Branchidi, prima ancora della grande migrazione ionica eolie coste dell’Asia minore.

N. 41. ToO 64 ’AXttdvbpou toùtou fPftojio? Ttvéruip TTtpbiKKti? èorl,

6 KTr\aàtievo<; tùiv N\aK664vu»v xi’iv rupavvlba Tpónui Toiiibe

<y0€OT€v bè ópMeiIificvoi, ibt TaÙTr|v Joxov, KareoTp^qpovTo icai tì\v 4Unv MoK€Ìiovinv (§ 137, 138).

II settimo progenitore di questo Alessandro fu quel Perdieca, che si impadronì un giorno del regno dei Macedoni nel modo