Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/347

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-335 òazioni di Egesistrato; ma quello che sopratutto importava era di gettarsi i-isolutamente contro ii nemico, secondo ì principi e la tradizione persiana.

42. Questa fu l’opinione enunciata da Mardonio, e nesSuno gli contradisse; onde vinse la sua sentenza. Molto più che la somma delle cose era stata dal re commessa nelle mani di lui, e non in quelle di Artabazo. Avendo poi a questo punto Mardonio chiamati intorno a sé a parlamento i duci principali dell’esercito persiano e i capi dei Greci confederati, domandò loro se erano informati di un oracolo, il quale avesse predetto che i Persiani avrebbero trovata la loro fine nell’Eliade. Ma tutti i trecento convenuti tacendo, sia perchè alcuni di loro nulla sapevano effettivamente di questo oracolo, sia perchè altri non si assicuravano di parlarne; finalmente fu Mardonio stesso che uscì in questi detti: Posciachè, dunque, voi altri nulla sapete, o non ardite parlare, parlerò io che so bene come stanno le cose. Sussiste r^lmente un oracolo, il quale dice: esser fatale che i Persiani, entrando nella Grecia, spoglino il tempio di Delfo, e in conseguenza di ciò debbano tutti perire. Ma noi, sapendo appunto tutto ciò, non anderemo a quel tempio, e non lo spoglieremo; onde per tal colpa non periremo. Si rallegrino però tutti gli amici del nomo persiano nella fiducia certissima delia nostra vittoria. E dopo aver tenuto questo discorso, Mardonio comandò subito ai suoi luogotenenti di preordinare diligentemente ogni cosa affine di essere apparecchiati a combattere al nuovo giorno.

43. Quell’oracolo peraltro che (secondo Mardonio) sarebbe stato pronunziato contro i Persiani, io so invece