Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/375

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— 363 gli fecero dimostrazioni ospitali, e gli domaodaron novelle del rimanente dello esercito, ig-nari com’erano di quanto era seguito a Platea. Ma Artabazo, ben sapendo che se esposta avesse la verità, correva gran rischio di perdersi insieme colla sua gente, e tutti gli avrebbero dato addosso; pensò di usare anche coi Tessali quella simulazione che già usato avea coi Focesi, e parlò in questo modo: Come vedete, o Tessali, io marcio speditamente verso la Tracia, e afiFretto i miei passi, perchè, per certe peculiari ragioni, fui noandato innanzi colla mia gente come antignardo dell’esercito persiano. Ma Mardonio è vicino, e potete aspettarvclo da un momento all’altro: ricevetelo ospitalmente, e con ogni maniera di offici grati6catevelo. Non ve ne pentirete giammai. E ciò detto, egli guidò rapidamente il suo esercito, per la Tessaglia e la Macedonia, nella direzione della Tracia, camminando sempre in gran fretta, e prendendo, per far più presto, le vie traverse dei campi. Così Artabazo giunse finalmente a Bisanzio, essendosi peraltro lasciati addietro non pochi dei suoi, parte uccisi dai Trani, e parte consunti dalla fame e dalle fatiche. Passò quindi sopra barche Io stretto, e così tornò in Asia.

90. Nel medesimo giorno poi, in cui i Persiani furono battuti a Platea, essi ebbero un’altra sconfitta a Micalo nella Ionia. Imperocché, mentre gli Elleni, sotto il comando dello spartano Leotichide, se ne stavano ancorati col loro naviglio nel porto di Delo, si appresentarono loro, come messaggeri di Samo, Lampone figlio di Trasiclì, Atenogora 6gIio di Archestratida e Egesistrato figlio di Aristagora, i quali erano stati inviati dai Sami nascostamente dai Persiani e dal tiranno Teomestero figlio di