Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/383

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

-STI —

102. Gli Ateniesi e le genti collocate al loro seguito (che tutti insieme fornaavauo la metà circa dell’esercito) «^nominavano per la via piana del lido: i Lacedemoni invece, e le genti collocate al loro seguito, per le asprezze ed i burroni dei monti. Onde seguì che i Lacedemoni non avevano ancora compiuto il loro movimento che già l’altra ala dell’esercito combatteva: e infino a tanto che i Persiani potettero tener dritti i loro gerri, si difesero e resistettero bene. Ma quando gli Ateniesi e consorti, inanimandosi a vicenda e gelosi di preoccupare l’azione dei Lacedemoni, rinvigoriron l’assalto, la cosa cambiò d’aspetto. Imperocché, avendo essi abbattuto il riparo dei gerri, si slanciarono tutti con urto serrato contro i Persiani: i quali si difesero bensì lungamente; ma poi dovettero cedere e cercare rifugio dentro lo steccato. Allora gli Ateniesi coi Corinti, coi Sicionì, coi Trezenì, inseguendoli, entrarono anch’essi inpieme coi nemici nello steccato. Onde essendo perduta anche la difesa del muro, i Barbari cessarono dal combattere e si voltarono in fuga, ad eccezione dei Persiani propriamente tali; i quali, benché ridotti a pochi, rimasero però fermi a combattere contro la continua invasione dei Greci. E dei duci persiani, due perirono a Micale, e due si misero in salvamento. Artaunte e Itaraitre, condottieri dell’armata, se ne fuggirono; Mardonte invece e Tigrane, capo supremo dell’esercito, morirono combattendo.

103. Ma mentre quei pochi Persiani ancora si dibattevano, sopravvennero i Lacedemoni e le genti che li seguivano, consertando immediatamente la loro azione con quella degli altri. E dalla parte. stessa dei Greci copiose furono le perdite sofferte in questa fazione. Moki Sicionì