Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/402

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— 390 N. 12. AaKcbai^ovduv &è tiIiv ìk Inàpriy; ditéOovov ol itdvTC? tv Ti) cropoXf) tic, Kal èwevif|KOVTa" Tcf6r|Téiuv 6è, èKKaibeica’ ’AOrtvaiwv M, 6Ù0 Koi irevT^KOVTa (§ 70).

Dei Lacedemoni poi {e parlo di quelli proprio di Sparta), novantuno ne perirono nella suddetta fazione; dei Tegeati, sedici; degli Ateniesi, cinquantadue.

Plntarco dubita che, alla battaglia di Platea, fossero quasi ’oli preMati, LacedemoDÌ, Tegeati e Ateniesi, come, sulla fede di Erodoto, dovrebb’ congetturarsi. Imperocché, egli dice, che addizionando le cifre degli Domini perduti da questi tre popoli, abbiamo la somma di ISO morti, e non piti: laddove sappiamo che furono 1360 i desiderati dalla parts ellenica nei campi di Platea. Ma se aggiungiamo ai 159, i 600, In Fliast e Megaresi, sorpresi e uccisi ( come narra Erodoto nel Ctp« antecedente) dalla cavalleria tebana: e se aggiungiamo inoltre i moltissimi Perieci e Iloti di Sparta, che dovettero di certo cadere nellt battaglia di Platea; Iloti massimamente; i quali per la leggiera armatura esponevano il petto nudo contro le saette persiane; non p«neremo poi molto a accordarci sui 1360 morti, senza bisogno di cootraddire Erodoto nella citazione dei popoli ellenici che realmente contribuirono alla vittoria plateese. Quantunque non può negarsi ebe, particolarmente su questo articolo, la versione erodotea si discoiti molto dai racconti di Pausania e di Diodoro. 11 quale, fra le altn cose, dice che i caduti sul campo di Platea, dalla parte elleoica, io’ Tono nientemeno che diecimila.

N. 13. oOtuj iliOTE Kal é? Tòv itóXemov tòv COTepov noXXoIoi JtW’ toOtuiv Tfvénevov ’AOnvaioiol re ical TTeXonovvTioiotffi. . . AcKctòK dnooxéoem (§ 73).

In guisa che, perfino nella guerra rottasi tanti anni dopo ff’ Ateniesi e Peloponnesì, mentre i Lacedemoni conquassarono tMlK il resto deWAttiea, ebbero però un riguardo a Decelea.

Non è facile assunto il mettere in concoi-dia l’afTermazione M^ Storico intorno ai riguardi mostrati sempi-e dai Lacedemoni ( an^ durante la guerra del Peloponneso) vèrso Decelea per motivo di T<’ ligione, colla verità dei fatti e colle deduzioni critiche le piii cbiar<, Supera, infatti, ogni ci-edibilitÀ che Tucidide non abbia mai neppni’ lontanamente accennato a un fatto simile nella sua Storia. E se, narrando il primo anno della guerra pelopooneeia, egli dice io effetto che l’esercito nemico, dopo avere disertato Eleusi e Tria, si avaaii fino ad Acarne, e anche più olti-e, nella valle del Cefisso, manomettendo anche là alcuni borghi fra il Parne e il Brilesso; conseguenM’ mente non tutti, onde potè essere benissimo eccettuata Decelea; ooo vediamo pei-ò da Tucidide che Tecceziono fosse unica, né oh» quMt’