Pagina:Delle istorie di Erodoto (Tomo III).djvu/407

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- 395 N. 22. ToOtou bè Toù ’ApTaOKTEui ToO AvaxpcMaoO^vTov irponiiriup ’ApT€jiPdpri<; iati ò TT^por|(Ti èEr|rn0dn€vo<; XÓTOv, k. t. \. (§ 122).

Avo poi del crocifisso Artautte fu quelV Artembare, che ungiamo f«c€ sentire a Ciro, per metto dei Persiani che lo tennero a mente « plielo riferirono, il seguente discorso, ecc.

’L’Artembare,ài cai qui si ragiona, è quel medesimo Ar(emiar« che ci è descrìtto da Erodoto Del L. I, come uomo ragguardeTolissimo fra i Persiani, e padre di quel fanoiullo che era slato, in mezzo al gioco, cosi ingiariato e maltrattato dal piccolo Ciro, da indurlo a ncbiamar.ene col genitore. Dal qual fatto poi, concatenato con altri fatti, pròcedette lo scoprimento e la successiva esaltazione di Ciro. La cui Agora ricomparisce con bell’artifizio in quest’ultimo Capo delle Istorie erodotee, come una specie di coUegameato del termine col prìneipio dell’opera. Imperocché Ciro fu indubitatamente il primo fondatore dell’indipendenza e della grandezza persiana ^ e rindipeudenza e la gran» dezza persiana costituiscono appunto la causa prima di tutta quella ■uccessione di fatti ellenici, che formano l’argomento principale delle Nove Muse. Nonostante però tali osservazioni, lo quali indurrebbero a credere, che Erodoto abbia realmente finite le sue Storio dove i Codici la finiscono; non c’è dubbio che mancano alcune parti, da Erodoto medesimo annunziate e promesse, ma che tuttavia nell’opera non si ritrovano.