Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/191

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NOTTE. 165

400Nodriti di velen, che van tra l’Ombre,
Quai tristi augelli, ad infestar la notte
Uomini già vi fur saggi, sublimi,
Che seppero goder de 1 cieli, e trarne
Vantaggio illustre. Agli astri in sen sull’ali
405Del pensiero ascende* 1? anima altera:
Che già resa maggior poscia restava ’
Di speranza iaimortal ebbra, e ricolma:
E trar sapean dal ciel nuovo coraggio
A soffrir della vita i rischi, i mali,
410E conpiù. franco pie muovere il passo
Per quel sentier, che allà virtude è guida.
Fin da che nacque il Mondo, e della notte
Il manto illuminò l’argentea luna,
Lampa essa fu dal sommo Nume accesa,
415Perche splendesse al meditar del saggio,
E quel puro splendor per lui fu guida
A rintracciare il vero, e farne acquisto.
Mira d’Atene il cittadino illustre,
Che primiero tra noi chiamò dal cielo
420Sacra filosofia, del basso mondo
La rese abitatrice, utile all’uomo;
All’uom, che in premio di sì grande impresa
Fredda cicuta a tracannar l’astrinse,
Sovra il suo capo in insensibil moto,
425Ed in alto silenzio ogni astro passa 9
Pien di timor di frastornar di quegli
I profondi pensieri, ed or s’arresta
A contemplarne il portentoso ingegno.
Mira quell’alma ecceda intenta, e fissa
430Alla grand’opra; alla saviezza ei porge
I suoi fervidi voti 4 e ne riceve /,
I tacri detti in taciturno albergo.
Mira, che senza moto, e fermo in volto
Nel meditato oggetto assorto ei resta >
435Finché importuno il sol dal mar sorgendo,
Riconduce iL tumulto, e i detti vani.
Con gl’inquieti suoi raggi il sole offende
Quella luce gentil, j>ura, tranquilla,