Pagina:Delle notti di Young traduzione di Giuseppe Bottoni e del Giudizio universale dello stesso Young.djvu/69

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notte 43

Questi vive di lui, ristante aspetta,
111 cui fiera e crudel vigor che basti
Abbia a troncar del viver suo lo stame
Quest’ombra del pianeta è della vita
Immagine, c misura. Ambo veloci
Sen van del tempo dall’un segna alT altro
Sebben sembrino fisse. Ignora il ciglioDi
lor la fuga ascosa - Osserva ad onta
Di quel finto riposo in ambo un moto
Perenne la ragion* Vede che l’ombra
Rapida fugge, c in breve spazio Torà
Passa del viver nostro, e noi con lei Ma
sì cieco è l’inganno, i bassf affetti
Tanto possono in noi, che i sensi, e l’alma.
Del dì, dell’ore il frettoloso passo
Ignorano del pari. Il tempo scorre*
Agii sovra ì mortali’, e non li desta
Dal letargico sonno. I giorni, e gli anni
& uomo contando va f ina non ne intende,
Non ne apprezza il valor. Creder non puote,
Che non vegeti in lui florida, e ferma
La gioventù ridente; e se di pochi
Sereni dì tadorna il crudo inverno
Crede che corra il più bel fior dell’anno.
Tra le rughe senili i semi getta.
Di verde speme, e di robusta etade.
Ogni mortale alla sua vita assegna
Limite più. remoto, e il savio ancora
K dell’ore più lento in suo viaggio.1
Vincer ti lasci dal maggior pianeta
Nel cammin, Wilmington, nè vai del paro
Seco alla meta a te dal ciel prescritta i
Di viver la speranza in noi rinasce
Al rosseggiar d’ogni novella aurora:
Nè scuopre Tuoni che nel momento estremo
Un tale error, che più d’ogni altro è grande
Con quell’ore, che già passaro, e sono
Entro gli spazj eterni, il Saggio, il Giusto
Parla sovente, e ciò, che al Fabbro eterno