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Pel granducato di Toscana le indicazioni sono anche del 1843; così pure pel ducato di Lucca e pel principato di Monaco.

Per lo Stato pontificio ragguardano pare le indicazioni Tanno 1843. Si ha il numero dei legni, non quello de’ naviganti; cui il Serristori, dal quale prendiamo questi rincontri, non ha certo potuto ottenere se non l’ha registrato. — Nota egli doversi credere, che dall’anno 1838 debb’essere succeduta una grande declinazione in tutte quattro le categorie di legni accennate; perocché i legni di lungo corso, soli, sommavano allora a 107, e tutti insieme ascendevano a 1,234 i legni d’ogni grandezza.

Per il regno Lombardo-Veneto, il quadro riguarda pure l’anno 1843.

Non abbiamo, come fece il Serristori (Ann. Stat., aprile 1845, p. 135), inscritto navi e marinai del littorale ungarico, della Croazia militare e della Dalmazia, quantunque il nostro ottimo amico abbia notato: «1.° Che questa marina si deve ritenere perfettamente italiana, come quella degli altri Stati d’Italia, giacché in quelle contrade non si paria che l’italiano, ed in alcuna parte l’illirico, la cui costruzione é italiana del pari; 2.° Che il numero de’ marinai indicato può essere ridotto d’un quarto circa, perchè nelle accennate province non s’inscrivono militarmente, come in parecchi altri paesi, e siccome una parte dei legni è slternativamente stazionaria, questa non conserva i suoi marinai che passano in altri legni, cosicché figurano alle volte come marinai di due legni ad un tempo».

Queste ragioni del chiarissimo autore, sebben abbiano qualche fondamento di verità, non vennero però da noi adottate; perchè, a stretto rigore, il littorale ungarico, la Croazia militare e la Dalmazia non sono province italiane. Se la nostra lingua é in molti luoghi d’esse familiare, ciò vuolsi attribuire al lungo dominio d’un governo italiano sur esse (il veneziano). Del resto l’Italia, a senso nostro, ha per estremo confine in quella parte l’Istria; opperò di essa soltanto, cioè del governo di Trieste (porto italiano), abbiamo veduto registrare i marinai e le navi.

Pel regno di Napoli le indicazioni sono quelle del 1838, in cui seguì la più recente pubblicazione autentica. Vuolsi credere però d’allora in poi grandemente cresciuto il navilio delle Due Sicilie, ed il numero de’ naviganti sur esso.

A chi volesse conoscere i particolari della condizione, della marineria nel regno delle Due Sicilie gioverà consultare la bella opera che pubblica in Napoli il signor Giovanni Bursotti, col titolo Biblioteca di Commercio, della quale già uscirono XVI dispense, che molto si debbe lamentare non vadano più sparse in Italia, e specialmente siano a mani de’ negozianti ed amministratori, che soprantendono al commercio o praticano in esso.

Perocché, ricca di peregrine notizie di fatto, servirebbe ad illuminare gli uni e gli altri nelle speculazioni e determinazioni loro, e propagando fra di essi le buone dottrine economiche, servirebbe a svellere più d’un errore.