Pagina:Delle strade ferrate italiane e del miglior ordinamento di esse.djvu/574

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scrivere i suoi viaggi ad Omero, e Marco Polo gli scrisse ai pari di voi o li dettò a Rostichello da Pisa, che vale lo stesso. Dopo aver discorso le terre che sono dalla occidentale Inghilterra sino all’orientale Costantinopoli, e dalla punta settentrionale di S. Pietroburgo e di Mosca sino alle antiche piramidi d’Egitto, voi vi siete nel passato autunno condotto a visitare la patria mia, e ne faceste un cenno nel Museo scientifico che si stampa dal Fontana. Della quale amorevolezza vi porgo le più distinte grazie in nome mio e in nome de’ miei compaesani. Il vostro articolo può servir di norma in parte e giovare ai compilatori della statìstica piemontese. In fatto di statistica mi piacque sempre molto quella che Torquato Tasso stese del regno di Francia quando si recò in Parigi in compagnia dell’invidioso cardinale Ippolito d’Este. Ora si è progredito d’assai. La statistica insegna a puntino quale sia la vera condizione di un dato paese nell’istante in cui si raccolgono le notizie che le servono di fondamento, per modo che non lascia cosa a desiderare. A voi non talentava cadere nell’inconveniente che tocca a coloro i quali intendono di dir tutto, e perciò con savio consiglio vi atteneste alla succinta maniera del Tasso. E se non fosse stato di quell’incredibile fretta che sempre vi punge e vi caccia innanzi con furia, se non fosse stato quel nero tempaccio che cominciò ad assalirci là sull’acropoli di Ceva e imperversò poi tutta quanta la settimana seguente, vi avrei portato senza fallo, sul colle di S. Bernardo, che sta a cavaliere di Garessio, e vi avrei fatto toccar con mano come quel colle sia proprio il filo per cui l’Appennino si appicca alla radice delle Alpi, e che la natura accenna per esso la più comoda via ohe dal mare Mediterraneo possa mettere nel cuore del Piemonte.

Sapete voi che cosa è il Mediterraneo? Lasciate che facciano le strade ferrate, lasciate che speculino sui futuri accidenti felici, lasciate che d’altronde traggan gli augurii. Ma voi ritenete per fermo e saldo giudicio che la migliore e la più sicura speranza di risorgimento non solo per l’Italia ma per tutte le intorpidite meridionali contrade d’Europa sta riposta nel Mediterraneo. Oh! se mi reggesse il cuore di ripigliare gli studi nei quali mi sono ingolfato altra volta; se potessi di bel nuovo recarmi a meditare sulle leggi statuite da Giustiniano pel governo dell’Egitto, rivedere la storia del commercio degli Antichi dell’Uezio e dell’Heeren, internarmi ancora nei Secreta fidelium crucis di Marin Sanuto, riveder ciò che scrissero il Robertson ed il Depping tra i forestieri, e tra i nostrani il Mengotti, il Formaleoni, il Filissi, il Fannucci ed il Baldelli-Boni, e portar con pace la più. dura di queste fatiche, quella cioè di rileggere ciò ch’io scrìssi della colonia dei Genovesi in Galata, vorrei, giusta il pensiero caduto in mente d’un amico, mio più ingegnoso e più fecondo per ogni verso di me, stendere una compendiosa istoria di quel magnifico braccio di mare, rivelare qual vita novella per esso si apparecchi, e consigliar le imprese che condur si deggiono con amore, affinchè qoesta novella vita non rimanga del tutto infruttifera per noi e pei