Pagina:Diario di Nicola Roncalli.djvu/329

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 1859  311

Giunto presso la piazza Rusticucci, da una turba di giovinastri (circa 400) fu salutato con grida di «Viva il generale francese, viva la Francia, viva l’Italia, viva Vittorio Emanuele».

Il generale si sollevò dalla carrozza sulla persona, e, con cappello in mano ed inchini, ringraziò cortesemente gli acclamanti.

Si videro cappelli sollevati ed agitati da bastoni, fazzoletti, ecc.

Anche l’ambasciatore di Francia, al suo passaggio, fu acclamato.

Alle inaspettate grida vi fu un momento di agitazione, tra i più lontani, che incominciarono a fuggire.

Allorquando passò la carrozza dell’ambasciatore d’Austria s’intese qualche fischio.

Siffatta dimostrazione, in favore di una nazione e di un generale, che finora non goderono alcuna simpatia popolare, fu di comune sorpresa ed inesplicabile.

Però, la Polizia pontificia conosceva il tutto e tra i promotori essendo alcuni precettati politici, è in grado di calcolarne l’importanza1.

Intanto, si assicura che nella notte seguente sono stati eseguiti varii arresti di già precettati politici.

Fuori di porta Portese è stata trovata una lapide incisa con le parole: «Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia, viva l’indipendenza italiana».


  1. Di questa splendida dimostrazione abbiamo già parlato nella parte storica del presente lavoro.