Pagina:Diario di Nicola Roncalli.djvu/637

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13. — Lo scrivente ebbe la confidenza da monsignor Procuratore dei poveri esser egli rimasto indignatissimo delle conclusioni fatte dal fiscale monsignor avvocato Pasqualoni, il quale, travisando i fatti ed inventando circostanze aggravanti, aveva fatte le sue conclusioni per sei condanne di morte, e, non ostante, condusse il tribunale alla conferma di due e ad altre gravi ed immeritate pene.

Imperciocchè il titolo della causa, secondo i fatti palpabili e chiari, non è di promossa insurrezione, ma di semplice cospirazione ad insorgere.

Essi, siccome è provato, attendevano l’arrivo di Garibaldi per insorgere.

Non esiste che gli arrestati facessero resistenza ed adoperassero le armi. Essi rimasero inoperosi e neppure si barricarono con i mobili di casa; 15 o 16 furono trucidati e gli altri fuggirono.

Il Pasqualoni fece figurare 19 feriti fra i militi assalitori, laddove si verifica i medesimi essere provenienti dai fatti d’armi di Mentana.

Il lodato monsignor Procuratore dei poveri assicurò lo scrivente che avrebbe parlato energicamente al S. Padre per far modificare una seconda sentenza cosi ingiusta; ma che si attendeva lo stesso esito, di vera ingiustizia, di Tognetti e Monti, pei quali perorò inutilmente.

Conchiuse che il Governo aveva sete di sangue.

Aggiunse che, essendosi conosciuto che un esemplare del Ristretto a stampa era già pervenuto all’estero, si chiamarono a renderne conto tutti coloro che l’avevano avuto.