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210 i salmi di david

     Nel suo divin cospetto.
     Ed a fumane genti
     De le prove di sua chiara potenza
     Spieghino il bel concetto.
     Ch’ei d’umor ristorò l’agro difetto
     De l’assetate vene,
     E la fiera appagò fame di bene.
5          Quei che ’n funeste celle
     Di carcer atro si giacean ristretti
     In ceppi ed in vincigli:
     Perchè voglie ribelle
     Porser, ritrosi a’ suo’ divini detti,
     E con alteri cigli,
     Del Sovran isdegnar i buon consigli:
     Ond’ei lor con dolori
     Fiaccò le membra e macerò li cori.
6          Se recisa ogni speme
     D’altronde indarno sospirato aiuto,
     Alzaro al ciel i gridi,
     In lor angosce estreme;
     Presto fu dal Signor scampo venuto:
     E con pietosi e fidi
     Modi, gli trasse dagli oscuri nidi,
     E’ ferri ruppe e sciolse,
     Ed a morte i prigion dira ritolse.
7          Dunque lieti e contenti
     Cantin del gran Signor l’alma clemenza,
     Nel suo divin cospetto.
     Ed a l’umane genti
     De le prove di sua chiara potenza
     Spieghin il bel concetto.
     Che le ferree spezzò sbarre di netto,
     E de’ chiostri di morte
     Di sodo bronzo fracassò le porte.
8          Color ch’insano ardire
     Sospinse a trapassar del giusto il segno,