Pagina:Discorsi-SNFI.djvu/71

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Signori,



L’ora tarda e l’universale commozione degli spiriti m’impongono il debito della brevità; di che io debbo meco stesso rallegrarmi, poichè se dapprima io tolsi volenteroso l’incarico di parlare, conchiudendo, in quest’adunanza, ora, al cospetto di così eletta e numerosa assemblea, dopo gli eloquenti oratori che mi hanno preceduto, mi accingerei trepidando a tessere lungo ed improvviso ragionamento.

Io mi restringerò pertanto a ringraziarvi in nome della nascente Società della Confederazione italiana; colla vostra presenza, col vostro consenso voi avvalorate l’idea di cui il Comitato centrale si fece promotore e propugnatore; colla vostra presenza, col vostro consenso voi approvate il modo ond’egli crede di assecurarne il trionfo. Torino comprese che altra è la vita de’ popoli liberi, altra quella dei popoli addormentati nelle servili preoccupazioni. Presso questi ultimi ogni cosa che abbia del nuovo appare stranezza, e tanto e così fatto è il costoro ritroso pudore che dispettano ogni libera corrispondenza colle moltitudini. Ma non in tal guisa usano le nazioni provette nelle civili franchigie, dove gli uomini che si fanno duci di un’idea ricorrono direttamente là dove è la sorgente della vita, ricorrono al popolo, e non mai si conciliano tanta autorità, se non allorchè dopo avere scosso colla possente loro voce i severi parlamenti, discendono nei popolari comizi,