Pagina:Discorso sulla crisi granaria - Francesco Perrone - 25 Febbraio 1915.pdf/12

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per costruzioni di ferrovie di dar loro sui certificati di lavoro eseguito, prescindendo da tutte le formalità, 50 milioni in anticipo, noi gli diciamo sinceramente: bravo, continuate così! Però date in proporzioni eque, e date sopratutto ai più importanti concessionari, come la Mediterranea.

Allorchè noi dobbiamo scendere ai mezzi per avviare alla soluzione il problema granario, incombente davvero sull’avvenire d’Italia, ci troviamo o ci troveremo d’accordo, trattasi solo di fondi dello Stato: si parli d’irrigazione o di bonifiche, di allacciamenti per mezzo di trasporti o di unità culturale obbligatoria, o anche di sacrifici della libertà circa la proprietà in modo che colui che abbia un fondo incoltivato per un biennio, un quadriennio, debba essere obbligato dallo Stato a consegnarlo a chi possa intensificare la coltura — considerando così la proprietà nella sua alta funzione sociale, non in quella strettamente privata ed egoistica, come il bene supremo al quale l’uomo debba tendere per lo sviluppo della sua libertà e della sua personalità — ebbene tutti possiamo su per giù consentire.

Tuttavia, quando noi si va ad esaminare la produzione del Mezzogiorno, dolorosamente ci troviamo di fronte ad elementi che possiamo poco diminuire, poichè noi non combatteremo mai la siccità la quale vien proprio nei mesi di marzo e aprile quando più il grano ha bisogno dell’umidità, e neanche vinceremo il favonio in Puglia e lo scirocco altrove i quali vengono