Pagina:Dodici monologhi di Gandolin.djvu/129

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sul marciapiede di aragno 123


— Va bene: capirà dunque che conviene ch’io sappia che intenzioni ha.

— Oh! non dubiti: le mie intenzioni sono eccellenti.

— In tal caso, — dice lei, — mi parrebbe meglio smettere tutte queste manovre di strada o di altrove. Venga a casa mia.

— Ma posso?...

— Quando crede: venga pure domani alle quattordici, via tale, numero tale, eccetera. E ora a rivederla.

Non le dico in che condizioni emotive aspettassi l’ora del beato convegno. Mi aggiustai come il più abile dei bellimbusti: puzzavo di profumeria dalla testa ai piedi.... Dio mi perdoni, credo persino d’avermi dato un po’ di rosso sulle labbra, perchè l’ansia dell’aspettativa me le faceva scolorire. Insomma, ero una bellezza. All’ora indicata, salgo le scale, con un batticuore che lei può figurarselo. Suono: mi apre una cameriera, do il mio nome e mi introduce subito in un gran salotto, dove mi appare, sorridente e in piedi, la mia diva. Ma intorno a lei stanno seduti un vecchio e gagliardo signore con tanto di