Pagina:Domenico Spadoni - Alcune costumanze e curiosità storiche marchigiane (Provincia di Macerata), 1885.djvu/23

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Una costumanza artistica, che va scomparendo, bandita dallo scetticismo e dalle preoccupazioni de la vita quotidiana, è nel Natale quella de’ presepî, così cari a noi fanciulli, che solevano in essi raffigurarci o foggiarci con le nostre mani un piccolo mondo.

I presepi nelle chiese e nelle famiglie agiate s’inauguravano d’ordinario con la recita di un sermone o col canto d’una pastorella. Probabilmente a quest’uso avrà servito una bellissima egloga in dialetto contadinesco, una volta popolare nel Maceratese e anche fuori, ora pressochè dimenticata. Essa consiste nel dialogo fra due pastori, che si comunicano e commentano la buona novella della nascita del Messia e infine vanno a rendergli omaggio.

Quale sarà l’origine di quest’egloga? Probabilmente sarà stata composta da qualche pievano per farla recitare a ragazzi dinanzi al presepio de la sua chiesa, e poi, per la sua curiosità, si sarà naturalmente divulgata.

II fatto si è che al tempo dei nostri vecchi essa era in bocca del popolo come la poesia tipica di Natale, della cui patriarcale semplicità serba come l’impronta caratteristica. Il Jo’ Matti’ e l’altro pastore di quell’egloga figuravano tra i pupazzi tipici dei presepi, rappresentando un episodio tradizionale di quel muto poe-




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    generale nelle campagne del Maceratese, mi è stata fatta conoscere dall’egregio can.co D. Enrico Bettucci.