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dente partito s’intanavano nelle catacombe, le quali per l’uso di seppellirvi i morti furono chiamate anche criptae, e coemeteria.

«Sono le catacombe, scrive Giovanni Pansadoro, alcuni scavi praticati dagli antichi cristiani nelle viscere della terra, per esercitarvi gli atti di Religione, come si fa nelle nostre cattoliche chiese, per seppellire nei fianchi delle stesse i fedeli defonti, e per nascondersi dalle persecuzioni dei nemici. La forma di tali cave sotterranee è a guisa di tanti stretti bassi, e lunghissimi corridoi, in mille maniere incrociandosi tra loro da presentare il laberinto di Dedalo agli inesperti. Umile ara di sassi serviva di altare al Sacrificio incruento, rozza coperta di lino serviva di manto al Tabernacolo santo, ma la venerazione dei fedeli, la virtù dei Sacerdoti, ed il candore della loro fede rendevano questi antri più grati al Signore dei tanti tempii magnifici già profanati dalla riprovata Sionne1.

Però un’idea più chiara e più precisa delle antiche catacombe la dà il celebre Ozanam, il quale nella sua dottissima opera intitolata: I Poeti Francescani in Italia, scrive così: «Le catacombe bisogna immaginarcele come tanti lunghissimi androni sotterranei, che rigirano per lungo. I cri-

  1. Pansadoro, Religione e Filosofia pag. 75.