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massi delle macerie arrivano fino alla volta della Grotta. Qui tatto è tetraggine, ma la tetraggine alle volte ha i suoi vezzi, i suoi diletti: qui tutto è rovina, ma le rovine che la circondano, dispongono l’anima ad un raccoglimento profondo, ad una profonda meditazione. Siccome Mosè vedendo il misterioso Roveto, disse: voglio andare ad osservare questo portento; così il padre provinciale vedendo questo oscuro luogo, dal quale sembrava di sentire un aura di Paradiso, disse Si sgombri questa sotterranea caverna, per ve­dere cosa si trova. Colla mano tentatrice, che già seguendo gli sguardi incerti tra il dubbio lume, comincia il padre Provinciale a spiare per entro la cieca Grotta, ed osserva la forma di una gran stanza di figura ovale, lunga circa palmi 55 e larga 20, e senza esitazione alcuna dice: È que­sta la Grotta fortunata; è questa l’abitazione della Gran Madre di Dio. Però è necessario che si sgombri da tutti questi rottami per vedere se si scorga qualche indizio, il quale ci confermi che quest'è il luogo, ove veramente si trovò la Vergine SS. degli Angeli. Per vuotare questo luogo si pensa di formare una specie di piccolo corridoio dal fondo della Grotta alla parte del Coro, onde trasportar fuori l’immensa macerie di cui è ricolma. Già ’coi pesanti martelli e con altri pesanti strumenti si