Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/260

Da Wikisource.
250 don chisciotte

allora si ammutinò, fuggì lo scimiotto pel tetto dell’osteria, tremò il giovane, si avvilì il paggio, e fino lo stesso Sancio ebbe molto spavento: perchè, come poi giurò quando la burrasca era passata, non avea mai più veduto il suo padrone montato in cotanta furia e così pazza e bestiale. Fatta dunque la intera distruzione del casotto, don Chisciotte si calmò alquanto e poi disse: — Vorrei avere qua al mio cospetto tutti coloro che non danno fede nè vogliono credere di quale profitto sieno i cavalieri erranti nel mondo, e certo dovrebbero confessare che se non mi fossi trovato io presente, Dio sa che cosa sarebbe divenuto del bravo don Gaifero e della leggiadra sua Melisendra! Ah adesso appunto quei cani l’avrebbero raggiunta, e n’avrebbero fatto mal governo: eh sì sì, viva, viva la errante cavalleria sopra quante cose vivono in terra. — Viva pure, si udì a ripetere con fiacchissima voce maestro Pietro, e muoia io, io disgraziato tanto da dover cantare con don Rodrigo:


     Jer la Spagna ebbi in balia;
Non teng’oggi una bicocca
Cui dir possa: tu se’ mia.


Non è mezz’ora, nè anco mezzo minuto che io era padrone di re e d’imperadori, stavansi piene le mie stalle e i miei forzieri e i miei sacchi d’infiniti cavalli e d’innumerevoli arnesi, ed ora mi trovo desolato, abbattuto, povero, mendico, e soprattutto senza il mio scimiotto, chè prima di ricuperarlo mi avranno a sudare i denti; e tutto questo per la furia inconsiderata di questo signor cavaliere il quale dicono che aiuta pupilli e drizza torti, e fa altre opere caritatevoli. Fatalità vuole che io sia quel solo per cui venne a mancare la sua intenzione generosa: ma sieno pure benedetti e lodati i cieli con tutte le stelle fisse ed erranti, se era scritto che il cavaliere dalla Trista Figura fosse quello che avesse a sfigurare le mie!„ Queste lamentazioni di maestro Pietro commossero Sancio Panza, e perciò gli disse: — Non piangere, caro maestro don Pietro, non querelarti chè mi dai tante stoccate al cuore; perchè voglio che tu sappia che il mio signor don Chisciotte è tanto cattolico e scrupoloso che s’egli si accorge di averti pregiudicato ti saprà e vorrà compensare, e darti anche più di quello che hai perduto per lui. — A me basterebbe, disse maestro Pietro, che il signor don Chisciotte mi pagasse almeno in parte i danni che mi ha cagionati, e sua signoria metterebbe allora la tranquillità nella sua coscienza; perchè non può salvarsi chi tiene l’altrui contro alla volontà del legittimo padrone, e non lo restituisce. — Così è per lo appunto,