Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/348

Da Wikisource.
338 don chisciotte

tu non la capirai bene, Teresa mia, per adesso, ma la intenderai a puntino in altra occasione.

“Devi sapere, Teresa, che ho stabilito che tu vada in cocchio, che è quello che importa; perchè ogni altra maniera di andare è come andare carpone. Sei moglie di un governatore.

“Oh guarda un poco se vi sarà più chi ti taglierà i panni addosso! Ti mando colla presente lettera un casaccone verde da cacciatore che mi fu regalato dalla mia signora duchessa: assettalo in maniera che possa servire di zimarra e di busto alla nostra figliuola.

“Don Chisciotte mio padrone, per quanto ho inteso dire in questo paese, è un pazzo savio, e un balordone grazioso, nè io sono da manco di lui.

“Siamo stati nella grotta di Montèsino, ed il savio Merlino s’è valso di me per disincantare Dulcinea del Toboso che in codeste nostre bande si chiama Aldonza Lorenzo. Con tremila e trecento frustate da darmi, meno cinque che già mi ho date, resterà Dulcinea disincantata come la madre che l’ha partorita. Bada bene di non dir niente di questo a persona viva, perchè se metti la cosa nell’altrui giudizio altri diranno ch’è bianca, altri ch’è nera. Fra pochi giorni partirò pel mio governo, dove mi porto con grandissimo desiderio di far danari, perchè mi viene detto che tutti i governatori nuovi vi vanno con questo proposito. Io tasterò il polso ai miei amministrati, e ti darò avviso se tu debba o no venire a startene meco. L’asino sta bene, ed a te si raccomanda caldamente, ed io fo il mio conto di non iscostarmi da lui, quando anche mi facessero diventare il Gran Turco. La duchessa mia signora ti bacia mille volte le mani, e tu rendi ad essa il contraccambio con duemila; che non vi è cosa più a buon mercato, dice il mio padrone, e che meno costi, del procedere con creanza con tutti.

“Non è piaciuto a Dio di farmi inciampare in qualche altro valigiotto con altri cento scudi, come fu la volta passata, ma non te ne pigliare fastidio, Teresa mia, chè non l’andrà male: non la perde chi batte e ribatte, e tutto uscirà in bene col colatoio del governo.

“Mi dà molto imbarazzo quello che ho inteso dire, che se una volta mi ci metto dentro me ne mangerò, per gran diletto, le dita; se la faccenda andasse così non lo avrei a troppo buon mercato, ma già anche gli storpiati ed i monchi hanno il loro canonicato nella limosina che vanno accattando; e perciò in un modo o nell’altro tu