Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/379

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capitolo xli 369

Sancio mio galante, io parto consolato, ma tengo fermo che la manterrai; perchè alla fin fine, benchè tu sia sciocco, ti conobbi sempre veridico. — Io non sono verde ma bruno, disse Sancio; ma quand’anche fossi mischio, manterrei la mia parola„.

Con questo tornarono, e si misero in punto di salire su Clavilegno. Stando per montarvi, disse don Chisciotte: — Sancio, bendati e monta su, chè chi da sì longinqui paesi ci manda a chiamare, non può volerci trarre a nessun mal passo per la poca gloria che potrebbe ridondare nell’ingannare chi vive in fede; ed ancorchè tutto avvenisse al rovescio di quello che io mi figuro, non potrà venire oscurata da malizia di sorte alcuna la gloria di aver tentata quest’alta e nuova impresa. — Andiamo, signore, disse Sancio, chè le barbe e le lagrime di queste donne le tengo conficcate nel cuore, nè mangerò boccone che mi faccia pro se io non le veda ritornate ad esser nette e lisce. Monti prima vossignoria, e si bendi, perchè è ben naturale che se io ho da mettermi in groppa monti prima chi si ha da metter davanti. — È vero, è vero,„ disse don Chisciotte, e tratto un fazzoletto di tasca, disse alla Trifaldi che gli bendasse gli occhi a dovere; e dopo ch’ella ebbe ciò fatto, egli li scoperse di nuovo, e disse: — Se male non mi ricordo, io lessi in Virgilio che quello del Palladio di Troia, che fu un cavallo di legno offerto dai Greci alla diva Pallade, era pregno di cavalieri armati che poi furono la totale distruzione di Troia, ond’è che sarebbe ben fatto vedere prima quello che Clavilegno ha nel suo ventre. — Non occorre, disse la Trifaldi; sono io che fo guarentiggia; sono inutili le diligenze, mentr’io so bene che Malambruno nulla cova di malizioso, e la signoria vostra, signor don Chisciotte, monti pure francamente e senza timore, e a conto mio vada il male che può nascere„. Parve a don Chisciotte che qualunque cosa soggiungesse intorno alla sicurezza sua personale pregiudicherebbe alla sua bravura, e perciò senz’altro salì sopra Clavilegno, e provò a muover il bischero che si girava con facilità; e perchè mancavano le staffe e teneva ciondolone le gambe, sembrava una figura di tappeto fiammingo dipinta o tessuta in qualche trionfo romano. Di mal animo e adagio adagio montò Sancio, raggruzzolandosi il meglio che potè sulle groppe, che trovò dure alquanto, sicchè rivoltosi al duca, il supplicò che se fosse possibile lo accomodassero di qualche cuscino o guanciale, se bene fosse tolto dallo strato della signora duchessa, o dal letto di qualche paggio, mentre la groppa di quel cavallo pareva piuttosto di marmo che di legno. La Trifaldi allora alzò la voce, e disse che nessuna sorte di guarnimento o di morbidezza potea Clavilegno soffrire sul dorso, e che questo solo