Pagina:Don Chisciotte (Gamba-Ambrosoli) Vol.2.djvu/61

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capitolo v 51

dispetto e a vergogna delle mogli degl’idalghi del paese.... Ma no no; restati pur sempre nel tuo guscio nè darti pensiero alcuno di alzarti, e statti a tuo loco come i santi delle muraglie; e non facciamo altre parole intorno a questo... già la Sancetta dev’esser contessa, di’ pure tu quello che ti pare. — Tu non sai quello che ti vai cianciando, replicò Teresa: a fronte di tante tue belle parole io sostengo che questa tale contea condurrà nostra figliuola sul carro della malora: fa pure a tuo modo, e fa che sia anche duchessa o principessa, che tutto sarà sempre contro la mia volontà ed il mio consenso. Eh fratello mio, io non ho mai saputo scostarmi dalla condizione, e non posso soffrir le alture senza fondamento: Teresa mi chiamarono nel battesimo, nome semplice e schietto senza giunte o ricami di donni e di donne: Cascascio si chiamò mio padre, e per esser tua moglie sono chiamata Teresa Panza, chè di giusta ragione dovrebbero chiamarmi Teresa Cascascio: ma tutto serve al costume, e mi contento di questo nome senza che vi appicchino un don che sarebbe per me un peso insopportabile. E poi non voglio mai dare di che dire a chi mi vedesse andar vestita alla contessile od alla governatorile, chè subito direbbero: Guardate in che albagia monta quella misera femminaccia: ieri aveva appena tanto pennacchio di stoppa da poter filare, ed oggi va alla messa coperta la testa colla falda del gamurrino in cambio di velo, e vuol comparire con faldiglia e con bottoni e in tuono di gravità come se noi non sapessimo chi ella è! Se Dio mi lascia i miei sette sentimenti o cinque, o quelli