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98 i marmi - parte prima


difficile impresa, conoscendo io che del tempo nostro sono i travagli da scrivere inestricabili e a pena gli potrei lègger in un libro, non che ricordarmegli nella memoria. Ora io credo che sia cosí come io m’imagino: che tu d’ogni gran difficultá ne uscirai a onore; però ti prego per gl’immortali dii che nello scriver le cose della patria tua tu scriva brevemente e puramente, non come si trova che hanno fatto altri, che talvolta ci mettano, per distendere il lor parlare, sogni e bugie; e accade spesso che uno istoriografo, per iscusar tale stato, republica o uomo, senza ragione, appassionandosi troppo per la patria, con ragione la istoria è tenuta a sospetto. — Come si potrá mai scriver questo senza parzialitá? — Odi, di grazia: nella passata battaglia quei di Rodi furon da noi vinti; niente di manco il vincitore si diede in preda al vinto: in questo caso non accade metterci sopra le stelle né abassare loro perché combattessero per la vendetta di ingiuria ricevuta. Io sono entrato in questo avvertimento, perché il solito della complession feminile nel difender le cose de’ suoi uomini è come un lione e gli uomini nel difender quelle delle femine son come galline. Che tu per questo non facessi qualche giudizio a modo della natura; perché allora mostrerai quanto vaglia il tuo sapere che rettamente scriverai le cose per ciascuna parte. Voglio ben che l’amor della patria possi una certa parte piú dell’altra; ma ancóra i paesi d’altri non sono da lasciar senza lode, perché, alla fine, chi va ricercando, in tutti i luoghi si può biasimar qualche cosa e lodarne molte, né fu mai nazione sí perfetta che non si potesse in qualche cosa tassare. Bilancia adunque, cara sorella, ogni cosa. Tu non puoi negare che, di tre frategli che noi siamo, io non sia il maggiore; e io confesso poi d’essere il minore de’ tuoi discepoli, e come discepolo son tenuto a ubidirti; e tu, perché io ti son fratel maggiore, debbi credermi. So che mi crederai (avendomi ancor creduto ne’ tuoi pochi anni) che le poche risolute parole sono mirabili e lo scriver la veritá è cosa perfetta conciosia che sempre l’hai osservato con quello intelletto buono che hai veduto; ché, si come il corpo poco vale senza l’anima, cosí la bocca dell’uomo val meno che sia senza veritá. Vivi felice».

Ciano. A queste serenate ci si potrebbe star piú d’un’ora piú del solito a udire: parvi che facciamo fine?

Pandolfino. Per istasera sia fatto come vi piace, o fine o non fine.