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208 i marmi - parte quarta


fermo; non ho stanza che sia buona per me piú che per tre giorni o quattro: io paio una gatta che tramuti mucini ogni dí: in sin nell’orto, in corte, sul terrazzo, a piè delle finestre, dentro all’uscio; e l’ho fatto con le corde spesso apiccare in aere; de’ letti posticci n’ho fatti far diecimila a’ miei giorni. Sono stato poi in bizzaria di provar tutte le vite degli uomini, come sarebbe a dire: monaco alla badia, monaco alla certosa, un pezzo di quei di san Benedetto, un pezzo frate di san Francesco, poi zoccolante, capuccino, zanaiuolo, corrieri, tavolaccino, cantor d’Orsammichele, campanaio di santa Liperata, temperar l’oriuolo del comune e dar da mangiare a’ lioni: tutte cose di pochi pensieri nuovi o di lunga fatica: il tôr moglie non m’è entrato mai in fantasia.

Doni. Voi sète un gran savio; e chi v’ha per pazzo è una bestia da cento gambe.

Inquieto. Il giorno lo camino quasi tutto: ora insino a Saminiato, e guardo tutto Firenze di sopra, e dico: — Oh quanti mal maritati son lá dentro! oh quanti litigano il suo! oh quanti perdigiornata vanno a torno lá dentro, che hanno il cervello sopra la berretta come me! oh quanti ribaldi vi son dentro che starebbon meglio sotto che sopra terra! oh quanti ignoranti si godano il mondo, che lo stento doverebbe toccar lor la mano! Deh quanti e quanti uomini da bene son morti! oh quanti sono in carcere tormentati! oh quante povere donne sono straziate, e sono state, in quel piccol cerchio di mura! oh quante fanciulle per forza sono state messe monache, che vi stanno con pena e con affanno ne’ monisteri! oh quanti religiosi sono ne’ conventi che hanno ingegno, che vorrebbon venir fuori e si vergognano, e quanti da’ padri, quando son fanciulli, vi son messi, acciò che non si muoiano di fame! Oh se si potessi vedere i lambiccamenti degli artigiani che fanno con il lor cervello per rubare chi compra, le zanzaverate degli speziali, le truffe delle lane e delle sete, le falsitá di ciascuna cosa! — Poi dico: — Di qua a cento anni, o canaglia, che avrete voi fatto? Non nulla. Chi goderá? chi dissiperá il vostro? non potrebbe egli venire un morbo e tôr la granata? E cosí mi lambicco il cervello un