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222 | i marmi - parte quarta |
è quello che avete e chi l’ha costretto a stare in luogo che voi ne siate padrone, acciò che, facendo tanti bei libri, abbiate da riempier il mondo e l’inferno di nuovi spiriti.
Alli xix di dicembre mdlii.
Quello che in spirito si raccomanda e v’è servitor senza cirimonie, ma alla reale |
Francesco Spirito da Verona |
Viandante. Mi piace l’umor di costui.
Romeo. E ancóra a me piace.
Pellegrino. Ascoltate la risposta e un sonetto scritto al Doni nostro:
«Al gentilissimo
messer Francesco Spirito da Verona
in Brombolo apresso a Santa Agata
in Padova.»
A voi, che sète tutto spirito, non accade scrivere che spirito è quello il quale io ho, s’egli è familiare, buono o cattivo, perché lo spirito vostro lo saprá meglio discernere: vi dirò bene che egli è uno spirito costretto in un vaso, forse quattr’anni sono. Chi ve lo costringesse non si sa appunto, ma per congietture, per ragioni vere per la maggior parte e per quel che io trovo scritto, egli è spirito e favella, risponde a chi lo dimanda e spesso, per il piú, cicala da sé e pian piano ragiona di belle cose. Il vaso, perché non me ne intendo, è di materia antichissima, come terra, ma non è terra, ed è fatto modernamente, al mio giudizio, all’antica foggia, assai bello certamente; e l’ho caro un tesoro infinito per quello spirito che v’è dentro: senza quello spirito, non ve ne darei un danaio. Il vaso fu donato a mio padre e gli fu detto che v’era, da non so che astrologi, o negromanti, non so troppo bene, uno spirito familiar dentro; ma, alle sue mani, lo spirito ha detto poche cose e di poco valore; ma da poi che io ne sono stato padrone, dice mille infinite materie. Grand’inventor di cose nuove! Leggete