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60 i marmi - parte terza


Pedone sensale, Santi Buglioni e Giomo pollaiuolo.

Pedone. Chi direbbe mai ch’io avesse imparato tanta dottrina e virtú in sí poco tempo?

Santi. Io non credo che sia possibile, se voi non me ne mostrate qualche saggio.

Pedone. La grammatica fia buon testimonio del mio sapere, perché so metter ben le parole ch’io scrivo, so dir benissimo la mia ragione.

Santi. La non è nulla, se la non sa dire i termini de’ versi, la nobiltá dell’istorie e non tiene a mente le favole, la misura delle sillabe: ma questo aver grammatica assai non la chiamo virtú.

Pedone. O che chiameresti tu virtú?

Santi. Saper rifrenar la lussuria, esser spogliato dalle paure umane, e simil cose.

Pedone. Tu non potrai mai pervenire a cotesta cima di scala, se tu non vai salendo questi gradi.

Giomo. Se voi fate pensiero che io stia a’ Marmi in vostra compagnia, accordatevi.

Pedone. Io intendo l’intenzion tua, come sarebbe a dire: se io sarò un valente uomo nella musica, non troverrò che quella scienza mi lievi il timor dell’animo né che mi raffreni i desiderii, perché come una cosa non insegna virtú, non la può fare, e, se la ce la insegna, la viene a esser filosofia. Egli è certissimo che la virtú va unita e non si confonde mai; ma chi la insegna, non è unito, anzi discorda, perché ciascuno è diverso e vario nell’amaestrare. Tu vorresti che la virtú fosse insegnata unita.

Santi. Si io, e che, acquistandola, io ne cavassi frutto e non fiore.