Pagina:Dopo il divorzio.djvu/136

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battere il cuore con veemenza; mille pensieri bui, quasi direi afoni, deformi, gli passavano per la mente come una torma di nuvole incalzanti. L’uomo scriveva sempre. Ad un tratto, improvvisamente, nella mente di Costantino, quei mille pensieri bui, informi, svanirono come nuvole per dar posto ad uno splendore così abbagliante che faceva male.

— Che si riconosca la mia innocenza?

Era questo lo splendore. Passò, ma lasciandosi dietro una vaga luce. E l’uomo scriveva sempre, e continuando a scrivere domandò con voce alta e grossa:

— Vi chiamate?...

— Costantino Ledda.

— Di dove?

— Di Orlei in Sardegna, provincia di Sassari.

— Benissimo.

Silenzio. L’uomo scriveva sempre. Ad un tratto raschiò forte, sollevò il volto roseo, fissò il condannato coi grandi occhi chiari, rotondi, immobili. Costantino abbassò i suoi occhi.

— Va bene. Avete moglie?

— Sì.

— Figli?

— Ne avevamo uno ed è morto.

— Volete bene a vostra moglie?

— Sì, — rispose Costantino, e sollevò gli occhi spauriti. Vide nella mano grassa e rosea del signore un anello con pietra violetta; e fra l’indice e il pollice la punta della penna nera, girante, ritta. Non sapendo dove posar gli occhi smarriti, Costantino