Pagina:Doyle - Le avventure di Sherlock Holmes.djvu/14

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— È questo il nome, senza dubbio del fabbricante; forse pare un monogramma.

— No. Il G seguito dal T è l’abbreviazione della parola tedesca — “Gesellschaft” vale a dire Compagnia; qualche cosa come la nostra abbreviazione “Cia”; P naturalmente vuol dire papir “carta.” Quanto alle lettere E G R, un dizionario geografico ci informerà. Eglow, Eglowitz, proseguì egli sfogliando rapidamente un enorme volume che aveva preso sulla sua etagere... Egra... Eccoci... è un piccolo cantuccio della Boemia, una città tedesca, a qualche lega da Carlsbad. È là che mori Wallenstein. Vi sono importanti vetrerie e cartiere... Ebbene, mio caro, è proprio così, ci siamo.

— Questa carta fu fabbricata in Boemia? — chiesi.

— Per l’appunto. E l’autore di questa lettera è un tedesco. Osservate un po’ la costruzione bizzarra di questa frase: “Una simile missione io tengo ad affidarvi”; un Francese o un Russo, non avrebbero mai scritto così. Sono i tedeschi soltanto che in tal modo adoperano i verbi! Più non ci rimane ora a scoprire che ciò che vuole questo tedesco il quale scrive con carta di Boemia e porta una maschera. Eccolo!... se non m’inganno.

Difatti, una vettura si arrestava allora dinanzi la porta; una forte scampanellata echeggiò. Holmes si era avvicinato alla finestra. E zufolando, guardava l’equipaggio del suo visitatore.

— Perdinci! — disse — un bel coupé e dei superbi cavalli a diecimila lire il paio, lo scommetterei!... Watson, caro mio, il nostro incognito è ricco; eccone una nuova prova!...

— Vi lascio — dissi alzandomi.

— No, dottore; restate ove siete. Desidero avervi qui. La cosa promette essere piccante, e sarebbe peccato perdere così bella occasione.

— Ma, il vostro cliente...

— Ah! ciò poco m’importa! Posso del resto, a-