Pagina:Doyle - Le avventure di Sherlock Holmes.djvu/23

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II.


L’indomani all’ora fissata, io era in casa di Holmes. “Il signore non è ritornato ancora, mi disse il suo domestico; è uscito da questa mattina.”

Mi sedetti vicino al caminetto, ben deciso ad aspettarlo per quanto lunga dovesse essere la di lui assenza. M’interessavo vivamente a quell’affare. Quel diavolo d’uomo aveva una così straordinaria potenza di deduzione, di facoltà meravigliose, che mio malgrado, mi appassionavo nelle sue ricerche, in cui spiegava astuzie, tanto ingegnose, tanto audaci.

Erano quasi le quattro quando la porta della stanza si aprì bruscamente. E vidi comparire un palafreniere, che colle mani in saccoccia, una corta pipa in bocca, entrò zuffolando. I suoi abiti erano alquanto sucidi, e il cappello non brillava per freschezza. Quantunque da molto tempo abituato a quei travestimenti, dovetti guardare per tre volte il nuovo arrivato prima di riconoscere il mio amico Holmes, in quel groom poco accurato.

Egli mi fe’ un cenno col capo e sparve nel suo gabinetto.

Cinque minuti dopo ne usciva, ritornato nel suo stato normale, corretto d’irreprensibile gentleman.

— Davvero la cosa si fà interessantissima! disse gettandosi in un seggiolone e scoppiando in grandi risate; no, in vita mia non mi sono mai tanto divertito...