Pagina:Doyle - Le avventure di Sherlock Holmes.djvu/39

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Il mio amico dissuggellò la lettera e tutti tre ci affrettammo a leggerne il contenuto. Era datata dalla notte precedente, a mezzanotte.

Eccola:

“Mio caro Sherlock Holmes. Bravo! Avete veramente agito assai bene. Mi lasciai abbindolare e fino al momento dell’allarme non ebbi alcun sospetto. Ma allora quando compresi d’essermi tradita, incominciai a riflettere. Mi era stato indicato il nome vostro da qualche mese, ed ero avvertita che se il re doveva impiegare un agente contro di me, non sareste stato che voi. Mi ero procurata perfino il vostro indirizzo. E malgrado tutto ciò voi riusciste a farmi rivelare ciò che volevate sapere. Bisogna confessare ch’era ben difficile il sospettare di un vecchio tanto amabile e cavalleresco. Ma voi non lo ignorate, fui commediante anch’io. Abituata ai travestimenti ho più volte approfittato della libertà che concede.

“Dopo aver mandato il mio cocchiere a sorvegliarvi, io salii in fretta nella mia stanza, indossai i miei abiti maschili, e ridiscesi nel momento in cui partivate. Vi ho seguito fino alla vostra porta, e m’ebbi così la certezza, che io avevo a che fare col celebre Sherlock Holmes. Con una bravata un po’ imprudente, vi gridai “buona sera” e corsi da mio marito.

“Trovammo che la fuga era il miglior partito a prendersi di fronte alla persecuzione d’un tale formidabile avversario. Di modo che, voi troverete il nido vuoto, quando vi passerete domattina.

“Quanto al vostro cliente potete tranquillizzarlo rapporto alla sua fotografia. Amo un uomo di lui migliore e ne sono amata; che il re faccia ciò che desidera; d’ora innanzi, più non avrà a temere la vendetta di chi fece tanto soffrire. Non serbo questa fotografia che per la mia sicurezza personale,