Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/172

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ammiro i suoi occhi dolcissimi e i suoi magnifici capelli d'oro; L'amo, signorina!... E spero di essere da Lei riamato!... Venga, La supplico, giovedì a sera verso le ore otto al vecchio cimitero di Sant' Eusebio, presso al castagno, lungo il muro di tramontana dove occhi indiscreti non disturberanno il nostro primo colloquio d'amore. L'aspetto trepidando, col cuore in tempesta, speranzoso di poter presto baciare appassionatamente quella mano che agogno di far mia per sempre.

«R. S.»

P.S. Non vedendola giovedì, l'aspetterò anche venerdì, alla stessa ora, allo stesso posto. Avrò una cravatta rossa e un mazzolino di gaggie all'occhiello.

Innocenza si appoggiò al letto per non cadere.

Era vero?! Era vero!!!... Questa volta, questa volta, era vero!!...

Le pareti, gli oggetti, le rotearono vertiginosamente dintorno; il cuore le batteva fino in gola; gli orecchi le ronzavano.

Era vero!... Era vero!... Qualcuno l'amava!... Era giunta anche per lei la felicità!...

Diceva giovedì....giovedì....alle otto.... dunque quel giorno stesso.... tra un'ora.... sì, tra un'ora.... perchè aspettar domani?...

Febbrilmente ella tirò il catenaccio all'uscio della sua stanza; si strappò di dosso le vesti, corse all'armadio, ne trasse il vestito a righe