Pagina:Drigo - La Fortuna, Milano, Treves, 1913.djvu/52

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ringraziando il cielo!... E da oggi in poi impara a pensare ai fatti tuoi; hai capito, Giovanna?

E prima ch'ella avesse tempo di rispondere la piantò in asso, colla bocca spalancata.

Il carrozzino attendeva. Giovanna sentì il trotto del poney, e la voce del contino Folco fischiettare, stonatissima:


Io voglio il piacer, le belle donzelle!

Chiuse gli usci uno dopo l'altro perchè la voce non arrivasse a chi in quel momento non avrebbe sentito neppur lo schianto di un fulmine.

La madre e il neonato, per la prima volta erano rimasti soli.

Ella non gli tolse il seno. Disgiunti e uniti.

Dalla lampada notturna pioveva una queta luce.

....Tepore dal seno materno a cui ancora la fresca guancia si posa, divina innocenza di quel sonno, incoscienza divina, inesprimibile profondità dello sguardo materno, inesprimibile felicità, sogno, realtà, speranza, dolcezza, unica verità, unico bene, unica estasi a nessuna altra eguale....

....Tu dormi, piccoletto, ed ella ti guarda. I suoi occhi ti baciano, i suoi occhi ti accarezzano.

Manine, capelli, dolci occhietti chiusi, sentite la carezza?

....Lo sai? Ella ti parla.