Pagina:E supremi apostolatus (edizione Roma 1903).djvu/9

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Chi tutto questo considera, bene ha ragione di temere che siffatta perversità di menti sia quasi un saggio e forse il cominciamento dei mali, che agli estremi tempi son riserbati; e che già sia nel mondo il figlio di perdizione, di cui parla l’Apostolo1. Tanta infatti è l’audacia e l’ira, con cui si perseguita da per tutto la religione, si combattono i dogmi della fede, e si adopera sfrontatamente a sterpare, ad annientare ogni rapporto dell’uomo colla Divinità! In quella vece, ciò che appunto, secondo il dire del medesimo Apostolo, è il carattere proprio dell’Anticristo, l’uomo stesso, con infinita temerità, si è posto in luogo di Dio, sollevandosi sopra tutto ciò che chiamasi Iddio; per modo che, quantunque non possa spegnere interamente in se stesso ogni notizia di Dio, pure, manomessa la maestà di Lui, ha fatto dell’universo quasi un tempio a se medesimo per esservi adorato. Si asside nel tempio di Dio mostrandosi quasi fosse Dio2.

Per verità nessuno di sana mente può dubitare con qual sorte si combatta questa lotta degli uomini contro l’Altissimo. Può l’uomo, abusando della sua libertà, violare il diritto e la maestà del Creatore dell’universo; ma la vittoria sarà sempre di Dio: che anzi allora è più prossima la disfatta, quando l’uomo, nella lusinga del trionfo, si solleva più audace. Dio stesso di tanto ci assicura nei santi Libri. Quasi dimentico della sua forza e della sua

  1. II Thess. ii, 3.
  2. II Thess. ii, 2.