Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/137

Da Wikisource.

IV

Digressione sopra il capitolo duodecimo

dell’ «Alitinonfo»

DI GASPARE SCARUFFI

ESTRATTA DALLE «CONSIDERAZIONI» SUL MEDESIMO LIBRO

DI BERNARDINO PRATISUOLI

REGGIANO

Era l’anno quarto dopo il millecinquecento ottanta, e nel giorno della solenne festa della nativitá di san Giovanni Battista, che, trovandomi in compagnia di alcuni miei amici carissimi, cominciammo famigliarmente fra noi a confabulare; e, mentre che con dolci ragionamenti ci trattenevamo, ci disposimo di andare, cosi tutti insieme a visitare il signor Gasparo Scaruffi nostro, ed indirizzammo i nostri passi verso la sua casa. Ed, approssimandovici, trovammo che la porta ed anche l’antiporto erano aperti; e nell’entrare, domandando al Martinengo suo fattore, che ivi era, ove fosse il suo padrone, ci disse che per allora non si trovava in casa, ma che non poteva tardare il suo ritorno. E, intesa tal risposta, entrammo nel cortile per aspettarlo ... E, per trattenerci con qualche onesto ragionamento, cominciammo a discorrere sopra le cose deW Alitinonfo , onde si sentivano tra noi vari e diversi pareri; ed alfine nacque alquanto di disputa, ed era questa. Alcuni dicevano che, per conto delle monete, egli era cosa impossibile che fosse osservato quello che dal nostro autore era stato proposto, e che tutto ciò era stato un suo capriccio, e che egli si era affaticato indarno; percioché ogni principe nel suo Stato ha libera potestá ed autoritá di fare a suo modo, ed in particolare sopra le cose de’ danari. E, subito che ciò ebbi inteso, non ho potuto stare, che non prorompessi in queste poche parole:

— Cari come fratelli, dovete sapere che egli è ben in libertá de’ principi di fare a loro modo delle cose che sono in loro